Piccolo sussidiario per l’apertura del colloquio dell’Esame di Stato

Piccolo sussidiario per l’apertura del colloquio dell’Esame di Stato

Premessa

Come indicato dall’art. 5, comma 7, del D.P.R. n. 323/1998, il colloquio conclusivo degli esami relativi ai corsi di studio di istruzione secondaria di secondo grado ha inizio con un “argomento o con la presentazione di esperienze di ricerca e di progetto, anche in forma multimediale, scelti dal candidato”. L’apertura del colloquio costituisce, dunque, un momento importante, in quanto consente allo studente di presentarsi alla commissione a partire da un argomento preparato e alla commissione di conoscere il candidato, la sua personalità, il suo metodo di lavoro.

In queste note troverai alcune indicazioni che potranno aiutarti sia nell’elaborazione sia nella sua presentazione del lavoro. Si tratta naturalmente di indicazioni generali, che potrai circoscrivere e precisare attraverso il confronto personale con i docenti del tuo Consiglio di Classe.

Che cosa si intende con “argomento a scelta del candidato”

La prima opzione prevista dalla normativa può essere definita come un approfondimento, scelto all’interno dei percorsi disciplinari curricolari dell’ultimo anno. Il suo scopo, pertanto, è quello di presentare un particolare contenuto, un autore, un testo, un’opera d’arte, che ha stimolato il vostro interesse tanto da indurvi a un’analisi più minuziosa e a una conoscenza più approfondita. L’esposizione del contenuto è ovviamente orale, ma ciò non impedisce che il candidato si aiuti con qualche supporto cartaceo o multimediale (slides, fotografie, una collezione di oggetti inerenti l’approfondimento) o presenti alla Commissione una traccia ragionata della sua esposizione.

Che cosa si intende con “esperienza di ricerca”

La cosiddetta “tesina” è un elaborato che, a seguito di una ricerca/indagine, sviluppa in modo autonomo e critico un argomento scelto dal candidato, non necessariamente contenuto nel programma dell’ultimo anno scolastico. La normativa non definisce in modo esplicito la natura del percorso di ricerca, se debba cioè prevedere necessariamente come tratto distintivo la multidisciplinarità; il candidato sceglie se limitare la trattazione a un unico ambito disciplinare, oppure prevedere una serie di “collegamenti” con materie affini/altre. Il suggerimento è di orientare comunque la scelta verso argomenti ristretti e di evitare forzature dovute a collegamenti troppo numerosi o artificiosi.

Come deve essere strutturata la tesina

Occorre precisare che la tesina non è necessariamente un testo scritto. La possibilità di redigere un testo scritto per costruire e supportare il lavoro di ricerca è un’opzione libera dello studente che comunque non lo esime dal concentrare in modalità più schematiche il percorso di ricerca. Il suo scopo pertanto è quello di chiarire alla Commissione lo spessore del lavoro, illustrare i passaggi essenziali del tema affrontato, dare prova delle competenze che si sono attivate in fase di impostazione e di realizzazione. Sulla base delle esperienze maturate nel corso degli anni, ci pare di poter indicare come particolarmente efficace una strutturazione che preveda la presentazione del materiale in un fascicolo così organizzato:

  • COPERTINA, che può anche riportare sullo sfondo un’immagine relativa agli argomenti trattati. In copertina devono comunque essere chiaramente visibili:
  • Denominazione della scuola
  • Anno scolastico e classe frequentata
  • Nome e cognome del candidato
  • Titolo del lavoro
  • ABSTRACT, di lunghezza variabile (dalle quindici alle trenta – trentacinque righe), che dia conto delle ragioni della scelta dell’argomento, delle modalità di lavoro, degli snodi concettuali di particolare rilevanza, delle eventuali criticità e delle strategie individuate per superarle, delle conclusioni a cui si è giunti
  • MAPPA CONCETTUALE, preferibilmente redatta con supporto informatico, che espliciti con chiarezza gli snodi concettuali del tema trattato
  • BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA:si tratta di una parte essenziale della tesina: è dimostrazione della serietà del lavoro svolto, mostra che dietro c’è stato un reale approfondimento e una ricerca strutturata.
  • EVENTUALI ALLEGATI: si tratta di quei materiali di documentazione cui può esser necessario dover fare riferimento nel corso dell’esposizione del lavoro quali, ad esempio, riproduzioni di materiale iconografico, di testi, di grafici e tabelle, etc.

Come espongo la tesina

La presentazione deve essere innanzitutto funzionale all’esposizione del percorso di ricerca; dato per certo che dieci o quindici minuti non sono sufficienti per esaurire gli argomenti, è necessario individuare una modalità di presentazione che sia sintetica e che, contemporaneamente, dia conto della complessità e dello spessore del lavoro svolto. Sarebbe infatti estremamente spiacevole esordire con la spiegazione di un punto o di un argomento, sviscerarlo a fondo e rendersi conto che, così facendo, si è impiegato troppo tempo e non si è riferita che di una minima parte del percorso. E’ invece consigliabile prevedere una prima fase dell’esposizione, di circa cinque minuti, che espliciti in modo completo la macro-struttura del percorso, la rete logica e gli snodi concettuali principali del lavoro; sostanzialmente, si tratta di ripercorrere e commentare la mappa concettuale con riferimento alle sue linee portanti. L’operazione è estremamente importante: essa consente alla Commissione di conoscere, in sintesi, i presupposti, le linee portanti e le conclusioni di tutto il lavoro svolto. Risulta quindi assolutamente necessario servirsi di un supporto cartaceo o informatico che riproduca la mappa concettuale e l’abstract e con cui i membri della Commissione possano più agevolmente seguire l’esposizione. Ottime allora le presentazioni in PowerPoint, ma anche materiale cartaceo dettagliato, chiaro ed in numero di copie sufficiente. Utilizzando poi formule di raccordo quali “venendo ora ad un esame più dettagliato delle questioni…”, si ricomincia l’esposizione ad un livello, però, di maggior approfondimento. E’ questo il momento in cui si dà conto di ciò che nella mappa risulta indicato in estrema sintesi, di ciò che è sotteso agli indicatori di raccordo, il momento in cui si dà voce, per così dire, alla ricerca e si sostiene la trattazione argomentata vera e propria. Anche in questo caso però il tempo a disposizione è poco ed è dunque necessario saper calibrare il livello di approfondimento e di dettaglio dell’esposizione. Utilizzando quindi sempre una tecnica che vada dal generale al particolare, bisogna distinguere tra gli elementi che è necessario esaurire ed esporre nella loro completezza e quelli a cui è opportuno fare riferimento, ma in modo più sintetico, e che saranno, eventualmente, oggetto di un’ulteriore disamina nella prosecuzione del colloquio.

Naturalmente, qualora il percorso si configuri come un approfondimento tematico e non contempli espliciti riferimenti alle letterature straniere, le competenze del candidato in questo e in altri settori saranno esplicitate in sede di colloquio. Per altro, data la particolare valenza dell’insegnamento delle  lingue e delle letterature straniere all’interno del curricolo del Liceo Internazionale, costituisce senza dubbio un fattore qualificante il fatto che gli studenti di tale indirizzo contemplino nel loro lavoro un esplicito riferimento a tali ambiti disciplinari, pur senza forzare in alcun modo o sbilanciare l’impostazione complessiva del progetto. In ogni caso, nel corso dell’esposizione ci si rivolge alla Commissione nel suo insieme, orientando quindi lo sguardo verso il Presidente e, alternativamente, verso i vari docenti. Mai usare espressioni del tipo: “passando ora a Spagnolo, parlerò in lingua”. Non si espone il percorso di ricerca “per materie”, ma “per snodi concettuali” e il passaggio alla lingua straniera deve avvenire nel modo più naturale possibile, senza soluzione di continuità. 

Che cos’è un abstract

L’abstract è una scrittura di sintesi in cui il recupero dei concetti fondamentali legati ad un progetto di ricerca si accompagna ad una rivisitazione critica che, anche prescindendo dai contenuti, chiarisce il metodo di lavoro impiegato, gli obiettivi di partenza, i risultati ottenuti, le eventuali possibilità di ulteriori approfondimenti. Appare dunque evidente che l’abstract non sostituisce la forma estesa della tesina; esso accompagna la mappa concettuale e la redazione scritta della tesina (qualora sia stata scelta questa opzione). Poiché esso si presenta, dunque come una riflessione a posteriori sul lavoro svolto, in un abstract possono trovare spazio:

  • la motivazione della scelta dell’argomento (obiettivi)
  • l’esplicitazione delle diverse fasi in cui il progetto di lavoro si è articolato (risultati ottenuti)
  • il racconto sintetico delle difficoltà che si sono incontrate e del modo in cui si sono superate
  • la giustificazione di alcune “scelte di fondo” che hanno segnato e indirizzato la ricerca; ad esempio il perché di alcuni autori e non di altri, di alcune opere e non di altre, di alcuni passi e non di altri, di alcune immagini e non di altre, di alcune letture critiche e non di altre (metodo)
  • brevi riflessioni personali su ciò che ha significato impegnarsi in questo genere di attività.

Che cos’è una mappa concettuale

Senza entrare nello specifico del dibattito epistemologico relativo alla definizione del concetto e alla varietà delle tipologie, possiamo genericamente indicare la mappa concettuale come uno strumento di rappresentazione e di comunicazione del pensiero. Inteso poi all’interno di un contesto come il colloquio conclusivo dell’Esame di Stato, l’uso della mappa concettuale supera i limiti di una semplice schematizzazione delle conoscenze acquisite e diventa un mezzo di sintesi finale in cui trova evidenza la rappresentazione del percorso cognitivo effettuato. In altre parole, al termine della ricerca, l’argomento approfondito viene presentato attraverso la mappa in modo completo ed esauriente, mediante la sottolineatura dei legami che uniscono i concetti relativi al contenuto della conoscenza e al percorso conoscitivo effettuato. La capacità di rendere espliciti in modo consapevole i risultati del proprio studio rappresenta il punto di arrivo di un percorso formativo che abbia superato un modello di apprendimento basato sulla semplice riproduzione del sapere; costruire una mappa concettuale coerente e rigorosa, infatti, è un’ulteriore dimostrazione di un apprendimento divenuto significativo grazie all’attivazione di competenze logico-operative complesse applicate a operazioni cognitive di grande profondità che possiamo così riassumere:

  • individuazione dei concetti che vogliamo evidenziare
  • esplicitazione delle relazioni, vale a dire il ragionamento grazie al quale si stabiliscono connessioni fra i concetti espressi
  • aderenza al modello logico di riferimento,vale a dire l’individuazione e la fedeltà ad un tema (il cosiddetto “concetto cornice”) su cui articolare la mappa. 

Bibliografia

Un aspetto non trascurabile della tesina è la costruzione della bibliografia. Chi ha esperienza d’esame sa bene come sia quasi sempre o approssimativa, scorretta e lacunosa o irrealisticamente ricca e presuntuosa. Ora, due sono le regole generali per una buona bibliografia. La prima è del tutto semplice e chiara: si cita solo quello che si è letto e che è comunque strettamente pertinente al discorso sviluppato. Non si deve citare per sentito dire o per simulare sapere. Meglio una bibliografia essenziale ma “letta” che una copiosa di letture mai svolte. La seconda regola è: per una buona bibliografia vi sono regole convenzionali largamente riconosciute e praticate (nell’editoria, in Università ecc.); l’essenziale è che, una volta scelto un modello, esso venga adottato coerentemente per tutta la bibliografia.